Un’obbligazione è un titolo di debito, emesso da società per rastrellare capitali sui mercati regolamentati. Rappresenta quindi una forma di finanziamento indiretto, senza dover ricorrere necessariamente a linee di credito tradizionali ben più onerose. L’emittente garantisce al sottoscrittore, in cambio della liquidità ottenuta, un pagamento di interessi e il rimborso del capitale al termine del prestito obbligazionario.
Cosa sono le obbligazioni subordinate
Le obbligazioni subordinate sono titoli rappresentanti emissioni di debito junior. Queste ultime, in caso di default dell’emittente, in fase di liquidazione, sono rimborsate dopo aver soddisfatto i creditori senior, e solo nel caso in cui la patrimonializzazione dell’emittente stesso lo permetta. In seguito all’introduzione, da parte della Banca Centrale Europea, di stress test che richiedevano parametri patrimoniali sempre più stringenti, per resistere ad eventuali shock finanziari, senza dover ricorrere all’intervento degli stati – il cosiddetto bail out – le banche, anziché ricorrere solamente ad aumenti di capitale, che nella maggior parte dei casi, diluendo il valore delle partecipazioni, penalizzava i piccoli azionisti, hanno iniziato a ricorrere, sempre più frequentemente, alle emissioni di questi strumenti finanziari.
Le obbligazioni subordinate, pensate per essere collocate presso investitori istituzionali, quindi con lotti minimi sottoscrivibili molto elevati, con il passare del tempo sono entrate nei portafogli d’investimento del risparmiatore comune, con tagli decisamente più abbordabili. La convergenza di diversi fattori si è rivelata la causa della diffusione di questi strumenti finanziari nella clientela retail: fattore uno, tassi di interesse molto bassi non garantivano una remunerazione del capitale del risparmiatore abbastanza adeguata, attraverso l’utilizzo degli strumenti finanziari tradizionali a cui era abituato fino a quel momento; fattore due, gli emittenti, oltre a irrobustire la propria patrimonializzazione, accedendo ad un bacino di sottoscrittori molto più consistente, potevano avere benefici anche per il conto economico, grazie alle commissioni di sottoscrizione; fattore tre, l’inadeguata cultura finanziaria del risparmiatore non ha permesso di intuire che, a fronte di un premio più elevato, anche il rischio sarebbe stato maggiore; se a questo aggiungiamo la superficialità, per dolo o scarsa conoscenza, del collocatore e l’inadeguata vigilanza degli organi preposti, otteniamo un quadro più chiaro della situazione.
Con l’avvicinarsi nel gennaio del 2016 dell’entrata in vigore del bail in, che prevede la risoluzione delle banche senza l’intervento degli stati sovrani in caso di problemi di solvibilità delle stesse, le persone comuni hanno imparato a conoscere questi strumenti finanziari perché spesso sono finiti al centro delle cronache. Prima della fatidica data, infatti, sono state mandate in risoluzione alcune banche che da tempo avevano problemi di continuità finanziaria per evitare il bail in, che avrebbe avuto effetti molto più penalizzanti per i risparmiatori.
Tuttavia, questo processo ha purtroppo coinvolto molti investitori, che avevano sottoscritto questa tipologia di strumenti finanziari senza essere abbastanza consci, come già detto, della natura del rischio che stavano affrontando.
Tipologie di obbligazioni subordinate e modalità di utilizzo
All’interno della stessa classe di obbligazioni sono presenti delle peculiarità che differiscono a seconda del grado di subordinazione. Il rischio, e ovviamente il rendimento crescente, varia a seconda del tipo di emissione: si va dalla tipologia meno rischiosa Tier 3, passando per la Lower Tier 2 e la Upper Tier 2, fino ad arrivare alla più rischiosa Tier 1.
Come già detto, in questa tipologia di obbligazioni junior, i creditori vengono soddisfatti in caso di liquidazione dopo i senior, ma, in alcune emissioni più rischiose di grado di subordinazione, possono anche non essere rimborsati qualora l’emittente sia solo in difficoltà operativa, e non necessariamente insolvente. Solitamente, la durata di questi titoli è decennale e il pagamento degli interessi è garantito solo se nello stesso anno l’emittente realizza utili, tuttavia, qualora la società iscriva a bilancio perdite, la cedola può essere differita fino a quando non torni l’utile operativo.
Nelle emissioni Tier 3 il rischio di perdere tutto il capitale è probabile al 100% in caso di insolvenza, il rischio di differire la cedola è molto limitato e non sussiste la possibilità di perderne. La scadenza è prestabilita e l’emissione non può subire haircut. Nelle emissioni Lower Tier 2 il rischio di perdere tutto il capitale è probabile al 100% in caso di insolvenza, tuttavia non vi è né il rischio di differire né di perdere una cedola. La scadenza è prestabilita e l’emissione non può subire haircut. Nelle emissioni Upper Tier 2 il rischio di perdere tutto il capitale è probabile al 100% in caso di insolvenza; vi è probabilità di differire una cedola, ma non di perderne alcuna, e la durata dell’obbligazione dipende dall’emittente.
In questa tipologia, anche se la probabilità è remota, è possibile subire haircut. Nelle emissioni Tier 1 il rischio di perdere tutto il capitale è probabile al 100% in caso di insolvenza, e vi è inoltre il rischio di differire e/o di perdere una cedola. La scadenza finale non è prestabilita e il rischio di subire haircut è concreto.
Alla luce di tutte queste considerazioni, essendo le obbligazioni subordinate strumenti finanziari molto complessi, è necessaria non solo una consapevolezza del rischio che affronta il sottoscrittore, ma anche una competenza dello stesso.